Chemena Kamali spiega come l'ideale femminile della maison si sia evoluto. Ma parla anche di nostalgia per i '70 e di (possibile) ritorno del Boho. Sognando la California. «Vorrei far rivivere le sensazioni che ho provato quando mi sono innamorata della maison». Chemena Kamali, direttrice creativa di Chloé.
Da Dortmund a Parigi
Originaria di Dortmund, vicino a Düsseldorf, in Germania, Kamali vanta un lungo rapporto con la maison. Ha iniziato come stagista, per poi lavorare con diversi direttori creativi – Phoebe Philo, Hannah MacGibbon, Claire Waight Keller – durante due lunghi periodi negli ultimi vent'anni, ogni volta salendo di grado. Ha anche lavorato per sei anni con Anthony Vaccarello da Saint Laurent, dove è entrata nel 2016, un periodo che ha amato particolarmente, anche se il suo grande amore è sempre rimasto Chloé. Quando è arrivata la proposta, non ha avuto dubbi: se tutte le strade portano a Roma, per Kamali finiscono tutte in Avenue Percier, il quartier generale parigino di Chloé nell'8° arrondissement.
All'ombra di Kaiser Karl
Nel suo ufficio, fanno bella mostra un semplice tavolo in legno naturale e uno splendido divano curvilineo di Vladimir Kagan. Su una parete, campeggiano decine di immagini delle passate collezioni di Chloé, in particolare della fine degli anni 70, quando Karl Lagerfeld era direttore creativo. Abiti sensuali, “liberati” e vivaci, indossati da donne che sembrano irradiare gioia ed esuberanza. Esattamente quello che Kamali vuole infondere nella “sua” Chloé, come appare evidente già nella sua pre-fall, un assaggio della collezione autunno inverno 2024 2025 che lei presentata il 29 febbraio durante la Paris Fashion Week. Chloé Winter 24 Backstage @chemena @loicprigent Moodboard by @juliendc via Vogue
Photography courtesy of Chloé.