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May 26, 2023

Dante di Pupi Avati Film {Cinema, Cultura, Storia}


Questi fu quel dante che... 
 Dante di Pupi Avati 

“Dante” il film di Pupi Avati ripercorre la vita di Dante Alighieri attraverso gli occhi di Giovanni Boccaccio, incaricato di risarcire la figlia del poeta per i torti inflitti a suo padre.


«L’amore che passa dal dolore rende meravigliosamente fragili». 

Pupi Avati_: La vulnerabilità è un sentimento prezioso. La bellezza di questo stato d’animo me l’ha insegnata Ugo Tognazzi, quando l’ho conosciuto. Mi ha confidato tutte quelle cose che solitamente non si dicono al primo incontro, ma se l’altro ha la chiave per poter comprendere delle debolezze tanto delicate, scatta subito una connessione profonda d’empatia. E così è stato tra di noi. L’amore che passa dal dolore rende meravigliosamente fragili, ed è fondamentale per la creazione di una conoscenza più alta possibile. Leggi di più da IoDonna



Liberamente ispirato all'opera di Boccaccio “Trattatello in laude di Dante”, il film racconta il viaggio peregrino di Boccaccio che ripercorre da Firenze a Ravenna una parte di quello che fu il tragitto di Dante, sostando negli stessi conventi, negli stessi borghi, negli stessi castelli, nello spalancarsi delle stesse biblioteche, nelle domande che pone e nelle risposte che ottiene, Boccaccio ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.


Boccaccio incontrerà chi, negli ultimi anni dell'esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza al sommo poeta e chi, al contrario, lo respinse e lo mise in fuga – Donato degli Albanzani, l’abate di Vallombrosa, Alighiero di Bellincione dai quali viene a sapere della  profonda amicizia che legava Dante a Guido Cavalcanti e di altre particolari circostanze. 

E' grazie a questi incontri che scrive la biografia “Trattatello in laude di Dante” con i fatti più salienti e incisivi. Un viaggio nei ricordi e nella memoria del poeta, dunque, raccontato a partire dai suoi ultimi anni di vita. Si chiude con una frase di Boccaccio che sintetizza tutta l'esperienza umana e spirituale di Dante: "Ha cercato Dio. E Dio è la fine di tutti disii".

Sapeva il nome vero delle stelle. Di tutte.
(Suor Beatrice_la figlia di Dante)

Boccaccio infine arriva a Ravenna, per incontrare Suor Beatrice _figlia di Dante Alighieri e monaca nel monastero di Santo Stefano degli Ulivi_ la quale però rifiuta l’incontro perché odia tutti i fiorentini, colpevoli di aver esiliato e rovinato la vita a suo padre.

Da costoro Boccaccio viene a sapere le particolari circostanze e gli eventi significativi vissuti da Dante grazie ai quali ne scrive la biografia nel suo “Trattatello in laude di Dante”. 


Dante: la trama

Siamo nel 1350 Giovanni Boccaccio (Sergio Castellitto) viene incaricato di portare dieci fiorini d’oro a Suor Beatrice, figlia di Dante Alighieri, come risarcimento tardivo dell’esilio. Lungo il viaggio da Firenze a Ravenna l’autore del Decameron ripercorre le tappe della vita di Dante (Alessandro Sperduti) fino alla sua morte nel 1321.

Conosciamo il Dante bambino che assiste alla morte della madre, al suo primo incontro con Beatrice (Carlotta Gamba) a 9 anni, e al successivo, nove anni dopo quando lei si sposò. Da quel momento Beatrice diventa il suo «angelo intimorito» che di lì a poco si spense. Dante sprofonda in una forte depressione. Il dolore lo avvolse per il resto della sua vita. Si sposò per ripiego. A 24 anni entra in battaglia contro i ghibellini.

Nel corso del racconto si palesano i personaggi che successivamente Dante inserì nella Commedia come Paolo e Francesca, il Conte Ugolino, l’amico Guido Cavalcanti, Guglielmo degli Ubertini che morì insieme al nipote nella battaglia di Campaldino. Dante, da guelfo bianco, si oppose all’asservimento della città di Firenze al Papa, e fu esiliato. Contrasti che non si risparmiò di scrivere nel suo capolavoro assoluto. Leggi di più da IoDonna

DANTE: LE MOTIVAZIONI DEL FILM

“A farmi intravedere la possibilità di raccontare quell’essere umano ineffabile che è stato l’Alighieri è stata la scoperta della missione di Giovanni Boccaccio nel 1350”, scrive Pupi Avati. “La gran parte della mia narrazione la debbo quindi allo stesso Boccaccio che di Dante fu biografo e appassionato divulgatore. Il resto è invece frutto di congetture e suggestioni che mi provengono da un ventennio di disparate letture, in una continua consultazione degli esimi dantisti citati in esergo. Nella realtà Dante era entrato nella mia vita dapprima attraverso la lettura di cronisti a lui coevi (Villani, Vellluti, Compagni), dei tanti saggi e biografie accademici e non. Furono quelle letture a convincermi di come fosse lasciata sul fondo, sfocatissima, la sua umanità, seppure così esplicita… Più o meno in quegli anni lessi La Vita Nova, quel prosimetro d’amore che Dante ventenne si trovò a scrivere all’indomani della morte di Beatrice Portinari. Sufficiente a far sì che mi riconoscessi nella gran parte delle emozioni di quel giovane remoto, facessi mio il tentativo di tenere in vita, attraverso la sublimità della poesia, quell’essere celestiale che fu per lui Beatrice Portinari. Poesia il cui appalesarsi avviene in Dante attraverso la sublimazione del dolore: la perdita della madre nella sua infanzia, la morte di Beatrice nella sua giovinezza, la condanna all’esilio del migliore dei suoi amici, nell’età adulta, l’ingiusta dannazione, estesa ai suoi figli, nella maturità. È la conferma di quanto il dolore promuova l’essere umano a una più alta conoscenza”. Leggi di più da ArtTribune

 
Dante
Regia: Pupi Avati 
Soggetto: Giovanni Boccaccio dal libro: Trattatello in Laude di Dante

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