La leggerezza del suo carattere, i favoritismi e le ingerenze negli intrighi di corte le inimicarono molte delle grandi famiglie dell'antica nobiltà, che contribuirono a diffondere maldicenze e dicerie contro di lei, soprannominata con sprezzo l'Austriaca. Anche negli anni della maturità, nei quali avrebbe mostrato più senso di responsabilità e di riflessione, non sarebbe riuscita a cancellare, di fronte all'opinione pubblica, l'immagine di «donna frivola, irresponsabile, assetata di lusso e dissipatrice».
Maria Antonietta di Francia & Il processo della collana
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Durante la rivoluzione francese, ostile a ogni compromesso con le idee liberali e accesa sostenitrice del diritto divino dei re, cercò di salvare la monarchia assoluta, anche attraverso i continui contatti con gli aristocratici emigrati, e sfruttando alcuni moderati come Mirabeau e Barnave. In seguito alla crescente ostilità popolare, dovuta anche al fallito tentativo di fuga, fu messa in stato di arresto insieme alla famiglia reale. Durante il periodo di prigionia, dopo la caduta della monarchia, dimostrò di essere una madre e una moglie esemplare. Processata sommariamente e giudicata colpevole di alto tradimento dal tribunale rivoluzionario, seppur senza prove tangibili, morì con dignità sulla ghigliottina. La sua morte segnò la reale fine dell'ancien régime.
“Il processo della collana” di Frantz Funck Brentano. Il testo racconta l’intricata storia della truffa perpetrata dalla contessa De La Motte, Jeanne de Saint-Rémy de Valois, ai danni di due gioiellieri che avrebbero voluto vendere una collana di diamanti (del valore corrispondente a circa 500 kg. d’oro) alla regina Maria Antonietta. Nella truffa venne coinvolto il Cardinale di Rohan che bramava la carriera politica dopo l’incarico di ambasciatore a Vienna, ma che, per dissidi trascorsi, la regina stessa non vedeva di buon occhio, e perfino il famigerato Cagliostro oltre ad alcuni personaggi minori. Quando non fu più possibile tenere celato l’inganno la vicenda sfociò nel famoso “processo della collana” che fornisce il titolo del libro. La vicenda assume connotati di particolare rilevanza perché, collocandosi temporalmente alla vigilia della Rivoluzione, contribuì non poco a influenzare l’opinione pubblica in modo negativo nei confronti della regina, poiché il sostanziale proscioglimento del cardinale Rohan, accolto dal giubilo della popolazione, fu visto in pratica come una nota di biasimo per la regina stessa. [continua a leggere qui]
“Il processo della collana” di Frantz Funck Brentano. Il testo racconta l’intricata storia della truffa perpetrata dalla contessa De La Motte, Jeanne de Saint-Rémy de Valois, ai danni di due gioiellieri che avrebbero voluto vendere una collana di diamanti (del valore corrispondente a circa 500 kg. d’oro) alla regina Maria Antonietta. Nella truffa venne coinvolto il Cardinale di Rohan che bramava la carriera politica dopo l’incarico di ambasciatore a Vienna, ma che, per dissidi trascorsi, la regina stessa non vedeva di buon occhio, e perfino il famigerato Cagliostro oltre ad alcuni personaggi minori. Quando non fu più possibile tenere celato l’inganno la vicenda sfociò nel famoso “processo della collana” che fornisce il titolo del libro. La vicenda assume connotati di particolare rilevanza perché, collocandosi temporalmente alla vigilia della Rivoluzione, contribuì non poco a influenzare l’opinione pubblica in modo negativo nei confronti della regina, poiché il sostanziale proscioglimento del cardinale Rohan, accolto dal giubilo della popolazione, fu visto in pratica come una nota di biasimo per la regina stessa.
Il film del 1929 The Queen’s Necklace diretto da Tony Lekain and Gaston Ravel è basato principalmente su questo testo oltre che sulla novella di Alexandre Dumas.
Dall’incipit del libro:
Il 19 aprile 1770, l’arciduchessa Maria Antonietta, figlia dell’imperatrice regina Maria Teresa, sposava per procura, nella chiesa degli Agostini di Vienna, Luigi, nipote di Luigi XV, diventato per la morte di suo padre erede della corona di Francia. Essa non aveva ancora quindici anni. Il 21 aprile, lasciò l’Austria, accompagnata dal principe Stahremberg. Passando da Strasburgo, l’8 maggio, venne arringata da un giovane prelato, il vescovo coadiutore della diocesi, il principe Luigi di Rohan. Sotto l’alto portone della cattedrale, Luigi di Rohan si avanzò incontro alla delfina salutando con grazia disinvolta e leggiera. Dietro a lui, stavano i dignitari laici ed ecclesiastici del capitolo: il principe Ferdinando di Rohan, arcivescovo di Bordeaux, grande podestà; il principe di Lorena, gran decano; il vescovo di Tournai, i due conti di Truchsess, i conti di Salm e di Manderscheid, i tre principi di Hohenlohe, i due conti di Königseck, il principe Guglielmo di Salm; poi il gruppo dei canonici in rocchetto e in mantellina, usciti da quelle casette che attorniano la cattedrale come gli angeli seduti ai piedi della Vergine nei quadri dei primi pittori cristiani.
Luigi di Rohan aveva una figura snella e slanciata. Nel portamento e nell’andatura, ogni movimento tradiva in lui l’aristocrazia della razza. I lineamenti erano finissimi, fini come lo sguardo, d’un azzurro limpido, ch’era, insieme, cauto e carezzevole. Aveva quasi una bellezza femminile nella lunga veste d’amoerro viola, ricadente in pieghe alla Watteau, sotto la spuma leggiera del punto d’Inghilterra. La mitra d’oro e di pietre preziose gli splendeva sulla fronte; e in dito l’anello episcopale. [continua a leggere da Liber Liber]
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