Loretta Napoleoni dedica un libro al lavoro a maglia tra storia, politica, rivoluzione e benessere. Un po' saggio, un po' diario, un po' colto Mani di fata con modelli per realizzare indumenti molto poetici come cappelli cervello o cuori.
Le rivoluzionarie della lana
Come quella delle tricoteuses della Rivoluzione francese che sedevano davanti alla ghigliottina e continuavano a filare durante le decapitazioni. "Avevano creato gruppi presieduti da donne, molto simili al club dei giacobini – uno dei movimenti rivoluzionari più radicali – che aveva a capo Robespierre, e giravano per le strade di Parigi insultando chiunque ritenessero ricco o aristocratico, incoraggiando i rivoluzionari ad arrestarlo", racconta la scrittrice.
O le eroiche "figlie della libertà", patriote del Settecento americano che nella battaglia economica dei coloni con i mercanti inglesi boicottarono i loro filati e presero a sferruzzare la lana made in Usa come forma di resistenza. "Si impegnarono con passione nel duello e lo fecero nel modo abituale, ovvero senza chiasso. Mentre gli uomini parlavano apertamente di insurrezione, ribellione e persino di guerra, oppure urlavano slogan nelle taverne bevendo rum, le donne organizzavano concorsi di filatura, lavoro a maglia e tessitura in modo da produrre abbastanza tessuto da sfidare la madrepatria". DRepubblica
Uno yoga per la mente
Ma oltre la storia, che parte dal frammento di maglia più antico mai scoperto risalente al 6500 a.C. e rinvenuto in una grotta in Israele, e alla rivoluzione, che arriva fino ai gruppi di protesta Revolutionary Knitting Circle con i graffiti filati e lo yarn bombing, la maglia è soprattutto benessere.
"Uno yoga per la mente - lo definisce la scrittrice - il diritto e il rovescio ti sostengono". E a dirlo è anche la neuroscienza che spiega come le aree del cervello stimolate dai ferri sono tante ed essenziali e riguardano l'attenzione, la conservazione dei ricordi, il coordinamento della precisione e della sincronizzazione dei
movimenti. Tra le ricerche citate nel libro c'è anche uno studio accademico condotto in tutto il mondo su 3545 persone che sferruzzano che parla di lavoro a maglia terapeutico: "Viene utilizzato per gestire l’esperienza del dolore, la salute mentale, la demenza e le dipendenze - spiega una delle autrici - I gruppi di lavoro a maglia con scopi terapeutici stimolano le persone ad avere un obiettivo, promuovono la creatività, il successo, la gratificazione e il divertimento".DRepubblica
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